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Ciao, il mio nome è Viviana

Un viaggio dentro la mia storia, a tappe. Non solo parole, ma esperienze che hanno plasmato la scrittrice olistica che sono oggi.

Il significato di Viviana deriva dal latino "vivus", che significa "viva", "piena di vita", "vigorosa". Il significato simbolico del nome è quindi "colei che è piena di vita", "vitale, energica, luminosa".

Chi porta questo nome è spesso percepita come empatica e solare, creativa e sensibile, determinata ma con dolcezza, portata per aiutare e ispirare gli altri.

Direi che confermo pienamente tutto! Wow, incredibile quanto un nome possa rispecchiare esattamente i miei lati caratteriali!

Anagraficamente...

Romana d’origine, Bergamasca di imprinting, ma profondamente nomade dell’anima.
Figlia degli anni '80, quando si scriveva a mano e si faceva l’autostop per andare in discoteca.
Oggi vivo in Germania, tra nuove lingue, nuove abitudini e tante versioni di me.
Sono una Vergine: sensibile, creativa, amante dell’ordine…
ma solo quando fuori c’è troppo disordine

Lavoro, Scuola, Formazioni...
Da dove comincio?

Forse da una tastiera da reception o da una cassa da bar.
Da un grembiule da macellaia o da un vestito da sposa.
Da mani che preparavano panini alle 4:30 del mattino…
e altre che modellavano un’unghia con pazienza e precisione.
O forse da una penna, da un foglio bianco,
da una voce che scriveva già allora, anche se in silenzio.


Sono stata estetista, receptionist, segretaria, impiegata amministrativa.
Wedding planner, barista, panettiera, cameriera, macellaia.
Ho indossato i panni (e le mani) dell’imprenditrice più volte:
in un atelier di abiti da sposa, in un centro nails, in un bar.

Poi, a 39 anni, ho ricominciato da capo.
Mi sono rimessa a studiare — sì, pazza! Ma è stata la svolta della mia vita.
Sono diventata operatrice olistica, e sto per diventare naturopata specializzata in nutrizione.
Ho scoperto l’ascolto e la cura del corpo, del cuore, dell’energia.

E poi… ho ritrovato la mia voce.
Sono diventata copywriter strategica, e con lei ho imparato ad ascoltare anche gli altri.
A sentire le parole prima ancora che vengano dette.
A tradurre l’anima di chi ho davanti in testi che risuonano, toccano, connettono.

Ho unito due mondi che sembravano lontani:
quello della scrittura e quello dell’energia.
Ma oggi so che si appartengono.
E, soprattutto, so che mi appartengono più di qualsiasi altro lavoro.

È così che nasce la Scrittrice Olistica:
una voce che sente.
Una voce che connette.
Una voce che racconta.

Le mie Radici...

I miei genitori si sono separati quando avevo solo tre anni.
Mio padre biologico è morto quando ne avevo otto.
Un’assenza troppo precoce, troppo profonda.

A sei anni è arrivato nella mia vita un altro papà, quello “acquisito”.
C’era davvero, mi ha dato tanto.
Ma io non riuscivo ad accoglierlo fino in fondo.
Mi mancava qualcosa che non sapevo nominare:
forse un volto, forse una verità… forse semplicemente il mio vero papà.

Da bambina ero timida, silenziosa, spesso sola.
Inventavo storie da raccontare agli amichetti per spiegare perché il mio vero papà non c’era.
Dicevo che era lontano.
Ma la verità è che non sapevo nemmeno io dove fosse.

Mia mamma lavorava tanto, sempre.
Faceva di tutto per darmi una vita dignitosa, per non farmi mancare nulla.
Così, ho vissuto gran parte della mia infanzia con i miei nonni materni.
Mi hanno dato stabilità, calore, tranquillità, amore.

Avevo tutto, almeno in apparenza.
Eppure, sentivo che mi mancava qualcosa di grande.
Non sapevo cosa fosse, allora.
Ora sì.

Col tempo ho capito una verità che fa male, ma libera:
ci sono assenze che nessuno può riempire,
nemmeno con tutti i soldi, le cure o le attenzioni del mondo…

La mia adolescenza: ribelle, libera, vera

Qui sì che mi sono divertita.
Un’adolescenza folle, piena, rumorosa.
Ero coraggiosa, impulsiva, viva. Forse anche troppo.

Ogni weekend era festa, ogni sera un pretesto per ballare, ridere, uscire.
Discoteche, amici veri, cuori aperti.
Mi sentivo una regina libera, più grande dei miei coetanei, piena di energia.
E amavo guidare — lo amo ancora.
Scarrozzavo tutti, ovunque: Italia, Olanda, Germania, Svizzera, mare, montagna, laghi...
non importava dove, l’importante era andare.
E soprattutto sentirsi vivi.

La mia adolescenza è stata uno sfogo, una rivincita sulle mancanze dell’infanzia.
Un momento in cui ero felice, con amici veri accanto a me —
alcuni ancora oggi parte della mia vita. E li adoro.

Ho fatto tante cazzate, sì.
Ma rifarei quasi tutto.
Perché anche quelle scelte un po’ pazze…
mi hanno fatta diventare esattamente quella che sono oggi.

L’Amore...

Fino ai 35 anni?
Un disastro. Più disastro di così… non si può.
Ma non vi annoio: di storie complicate ce ne sono fin troppe.
Oggi voglio parlarvi di rinascita.

Perché poi è arrivata la svolta, quella vera.
E si è vista fin da subito.
In riva a un lago, noi due da soli.
Lui si avvicina con gentilezza e mi dice:

"Oggi fa molto caldo… posso offrirti un gelato?"

Io, ovviamente, rispondo:

"No grazie."

Dopo qualche minuto, mentre lui si gusta il suo gelato in silenzio,
mi sento in colpa.
Forse sono stata scortese.
Così riprendo io la conversazione:

"È buono?"

Da lì parte un dialogo.
In tedesco (e il mio tedesco allora non era proprio da manuale).
Parliamo. Ridiamo.
E per otto mesi ci frequentiamo solo come amici.
Con rispetto, con delicatezza.
Io non volevo più nessuna relazione.
Avevo paura, sfiducia, rabbia.
Avevo chiuso il cuore.

Ma ogni volta che stavo con lui…
ero me stessa.
Viviana in tutte le sue forme: ironica, folle, sensibile, bambina, adulta.
Con lui ridevo, tanto.
Mi sentivo libera, leggera. Viva.

Un giorno mi sono chiesta:

"Ma se sto così bene… perché mi sto frenando?"

E da lì, mi sono lasciata andare.
Sono passati sei anni da quel giorno.
Ogni giorno più bello dell’altro.
Oggi ancora come i primi giorni.

Con lui — l’uomo che oggi amo profondamente —
mi sento vera.
Posso ridere, saltare, fare facce buffe.
Ma anche piangere, restare in silenzio, avere i miei spazi…
e lui c’è, senza invadere.

Con lui posso parlare, ragionare, sbagliare, trovare soluzioni.
Posso viaggiare ovunque, perché la meraviglia non è solo il luogo,
ma il modo in cui lo viviamo insieme.

Scambiamo pensieri, sguardi, visioni.
Quello che io vedo, glielo mostro.
E lui mi mostra ciò che io non avevo ancora imparato a vedere.

Con lui mi sento amata, ascoltata, libera.
Come dico sempre:
non è solo il mio compagno di vita.
È la mia anima gemella.

Cose che amo
(e che mi fanno sentire viva)

Viaggiare ovunque, anche senza una meta precisa.
Camminare nella natura, respirarla, lasciarmi guidare dai sentieri.
Fare esperienze avventurose, anche le più impreviste.
Cantare a squarciagola musica italiana, ballare ogni tipo di ballo — anche da sola, in salotto.

Dipingere, leggere, creare, scrivere.
Scrivere. Scrivere ancora.
Scrivere per vivere, per capire, per liberarmi.

Fare massaggi (soprattutto ai piedi!) e trattamenti ayurvedici di ogni tipo.
Emozionarmi davanti a qualcosa di nuovo.
Fare corsi su qualsiasi cosa, anche solo per il gusto di imparare.
Stare con gli amici, ridere, condividere.

Motivare, ispirare, contagiare con la mia energia positiva.
Aiutare chi ho vicino.
Trovare soluzioni creative, idee rapide per semplificare ogni processo.

Cucinare piatti sani e gustosi.
Ascoltare musica, farmi trasportare.
E poi ricominciare.
Perché amo cambiare,
e vivere ogni giorno qualcosa di nuovo.

Dall’Italia alla Germania

Ecco il mio grande cambio di vita.
La Germania non era neanche sulla mia cartina.
Il piano era l’Australia, ma la malattia improvvisa di mia madre mi ha fatto restare.
E così, senza più un programma, ho cercato di imparare qualcosa di nuovo.

Volevo fare un corso d’inglese, ma i posti erano finiti.
Mi sono iscritta a tedesco — quasi per caso.
L’insegnante, appassionata e coinvolgente, mi ha raccontato tanto su questo Paese…
e qualcosa ha iniziato ad accendersi dentro di me.
Mi stavo affascinando a qualcosa che fino a ieri non esisteva per me.

Bergamo e la mia vita di sempre mi stavano strette.
Volevo cambiare aria, pelle, destino.
Così ho mandato un curriculum in Germania.
Dopo una settimana ero in macchina, carica fino all’ultimo centimetro.
E via.

Ricordo ancora il momento in cui ho iniziato a vedere i paesini verdi,
immersi nella natura, dove mi avevano offerto lavoro.
Mi sentivo libera, leggera, senza pensieri.
Persino le unghie — che mi mangiavo da una vita — avevano smesso di soffrire.
Una piccola grande guarigione.

In Germania ho fatto una cosa meravigliosa:
mi sono ricostruita da zero.
Ma questa volta per me, secondo ciò che ero davvero.
Ho scoperto quanto valgo.
Quanto sono brava, capace, forte.
Anche nelle sfide più difficili.

Lì è nato il coraggio.
Lì è cresciuta la stima per me stessa.
E da allora, non l’ho più lasciata.

Oggi, dopo 11 anni, sono orgogliosa di ogni passo che ho fatto.
Mi sento completamente me stessa.
Senza limiti, senza giudizi, senza più pippe mentali.

Non è stato facile.
Ma lo rifarei altre dieci volte.
Perché il risultato…
sono io.